ZANZIBAR ... QUELLA VOLTA CHE ...

Pubblicato il 30 maggio 2025 alle ore 12:52

abbiamo affittato un’auto  e imparato a sopravvivere al traffico (e alla polizia)

Quella volta che abbiamo deciso di affittare una macchina a Zanzibar per girare l’isola in autonomia… sembrava una gran bella idea!!

Libertà, spirito d’avventura, la possibilità di fermarci dove volevamo e scoprire anche gli angoli più nascosti.
Solo che nessuno ci aveva detto che il primo ostacolo sarebbe stato… uscire vivi dal traffico di Stone Town|

 

Appena saliti sul nostro glorioso RAV4 — che aveva sicuramente visto tempi migliori, forse anche la guerra del '15-'18 — ci siamo trovati catapultati in un circo urbano degno di un film surrealista: 

Macchine, pedoni, biciclette, carretti spinti a mano, carri trainati da buoi, scolaresche intere, galline (tante), e qualche altro animale non meglio identificato, tutti mescolati nello stesso spazio, senza senso logico, senza precedenze, e soprattutto… senza panico.


AD ECCEZIONE DEL NOSTRO ! 

 

In più, la guida è all’inglese. Quindi mentre Andrea alla guida si fermava alle rotonde guardando dalla parte sbagliata , qualcun altro suonava, qualcuno attraversava davanti e qualcun altro si lanciava in strada con lo sguardo di chi dice: “vediamo chi frena per primo”.

 

Ma non è finita lì.

 

Ci avevano avvisati, eh: “La polizia ogni tanto fa la furba. Vi ferma per sanzioni che non esistono. Se non volete rogne, bisogna… accordarsi”.


E infatti, dopo 20 minuti scarsi di tragitto — stavamo andando da Stone Town a Jambiani, prima tappa del nostro giro dell’isola — ecco apparire la nostra prima divisa.

 

Ci fermano (non che fosse difficile capire che eravamo turisti: eravamo bianchi come latte e sudati come bufale), e con tono serissimo ci dicono:

 

“A Zanzibar, quando accostate all’angolo della strada, non dovete mettere la freccia, ma le 4 frecce. Ora devo ritirarvi il permesso di guida…
a meno che non ci mettiamo d’accordo tra noi.”

“Ehm... in che senso?” chiediamo, sgranando gli occhi come bambini al primo giorno di scuola.

“Mi pagate una multa. Cosa e quanto potete darmi?”

Noi, sprovveduti e ingenui, apriamo il portafoglio. Spuntano 20 euro — una cifra bella grossa per gli standard locali — e lui, neanche a farlo apposta, li vede subito. Li prende, ci fa un sorriso che è un mix tra “grazie” e “a presto” e se ne va.


Così, in meno di un’ora, ci eravamo già guadagnati la nostra prima estorsione ufficiale a Zanzibar.

 

Il nostro primo pensiero è stato:

“Ok, la vacanza ci costerà più in multe farlocche che in hotel, cibo e benzina messi insieme.”

 

Ma, per fortuna, da lì in poi siamo diventati più scaltri:

  • Abbiamo imparato a portare sempre con noi piccoli tagli di moneta locale, da mostrare al posto dei 20 euro appena vediamo una divisa.
  • E abbiamo capito che il trucco delle 4 frecce è una specie di test per i nuovi arrivati: se ci caschi, sei "fresco" e quindi perfetto da spennare.
    Se invece gli fai notare che le frecce le hai messe eccome, e che sei già stato fermato altri giorni, lasciano perdere.

Insomma, quando realizzano che sei lì da un po’, che hai capito il gioco, e che magari sai anche rispondere con calma e faccia tosta… smettono di provarci.

 

E alla fine, tutto sommato, ce la siamo cavata con solo 20 euro.


Che va detto, in cambio del racconto, dell’esperienza e delle risate… forse ci stanno pure.

 

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