abbiamo affittato un’auto e imparato a sopravvivere al traffico (e alla polizia)
Quella volta che abbiamo deciso di affittare una macchina a Zanzibar per girare l’isola in autonomia… sembrava una gran bella idea!!
Libertà, spirito d’avventura, la possibilità di fermarci dove volevamo e scoprire anche gli angoli più nascosti.
Solo che nessuno ci aveva detto che il primo ostacolo sarebbe stato… uscire vivi dal traffico di Stone Town|
Appena saliti sul nostro glorioso RAV4 — che aveva sicuramente visto tempi migliori, forse anche la guerra del '15-'18 — ci siamo trovati catapultati in un circo urbano degno di un film surrealista:
Macchine, pedoni, biciclette, carretti spinti a mano, carri trainati da buoi, scolaresche intere, galline (tante), e qualche altro animale non meglio identificato, tutti mescolati nello stesso spazio, senza senso logico, senza precedenze, e soprattutto… senza panico.
AD ECCEZIONE DEL NOSTRO !
In più, la guida è all’inglese. Quindi mentre Andrea alla guida si fermava alle rotonde guardando dalla parte sbagliata , qualcun altro suonava, qualcuno attraversava davanti e qualcun altro si lanciava in strada con lo sguardo di chi dice: “vediamo chi frena per primo”.
Ma non è finita lì.
Ci avevano avvisati, eh: “La polizia ogni tanto fa la furba. Vi ferma per sanzioni che non esistono. Se non volete rogne, bisogna… accordarsi”.
E infatti, dopo 20 minuti scarsi di tragitto — stavamo andando da Stone Town a Jambiani, prima tappa del nostro giro dell’isola — ecco apparire la nostra prima divisa.
Ci fermano (non che fosse difficile capire che eravamo turisti: eravamo bianchi come latte e sudati come bufale), e con tono serissimo ci dicono:
“A Zanzibar, quando accostate all’angolo della strada, non dovete mettere la freccia, ma le 4 frecce. Ora devo ritirarvi il permesso di guida…
a meno che non ci mettiamo d’accordo tra noi.”
“Ehm... in che senso?” chiediamo, sgranando gli occhi come bambini al primo giorno di scuola.
“Mi pagate una multa. Cosa e quanto potete darmi?”
Noi, sprovveduti e ingenui, apriamo il portafoglio. Spuntano 20 euro — una cifra bella grossa per gli standard locali — e lui, neanche a farlo apposta, li vede subito. Li prende, ci fa un sorriso che è un mix tra “grazie” e “a presto” e se ne va.
Così, in meno di un’ora, ci eravamo già guadagnati la nostra prima estorsione ufficiale a Zanzibar.
Il nostro primo pensiero è stato:
“Ok, la vacanza ci costerà più in multe farlocche che in hotel, cibo e benzina messi insieme.”
Ma, per fortuna, da lì in poi siamo diventati più scaltri:
- Abbiamo imparato a portare sempre con noi piccoli tagli di moneta locale, da mostrare al posto dei 20 euro appena vediamo una divisa.
- E abbiamo capito che il trucco delle 4 frecce è una specie di test per i nuovi arrivati: se ci caschi, sei "fresco" e quindi perfetto da spennare.
Se invece gli fai notare che le frecce le hai messe eccome, e che sei già stato fermato altri giorni, lasciano perdere.
Insomma, quando realizzano che sei lì da un po’, che hai capito il gioco, e che magari sai anche rispondere con calma e faccia tosta… smettono di provarci.
E alla fine, tutto sommato, ce la siamo cavata con solo 20 euro.
Che va detto, in cambio del racconto, dell’esperienza e delle risate… forse ci stanno pure.
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