le scimmiette ci hanno rubato pure l'anima ...
Era novembre 2023. Io e Andrea – fidanzato, nonché copilota, fotografo ufficiale e TRAVEL PRINCESS dichiarato (spoiler: non sa praticamente nulla del viaggio perché lascia organizzare tutto a me, dalla A alla Z) – abbiamo deciso di lanciarci in un on the road in Marocco.
Un viaggio epico: dalle città imperiali al deserto, passando per la Valle delle Casbah fino a Marrakesh. Altro che vacanza rilassante: sembrava una versione nordafricana di “Pechino Express” con meno budget e più sabbia nelle scarpe.
FIN QUI TUTTO BENE (più o meno).
Siamo sopravvissuti alla pressione psicologica dei MERCANTI — quelli del “Itaggliano, piano piano, vieni solo a guardare, no comprare, solo guardareaaa!” —
e a chi, con la gentilezza di uno squillo alle sei del mattino, ti “aiuta” a trovare il riad... salvo poi parcheggiarti dritto dritto nel negozio del famoso CUGGGGINO che, guarda caso, vende tutto: tappeti, spezie, gioielli e sogni infranti.
Abbiamo schivato i GABBIANI GANGSTER di RABAT, che pretendevano la loro parte di frittura di pesce cucinata lì, sulla sabbia, a due passi dalle reti dei pescherecci ancora gocciolanti.
E siamo sopravvissuti al LABIRINTO STREGATO DI FEZ , dove ogni angolo è un bivio e ogni bivio una trappola per turisti confusi.
Per non parlare delle tintorie: l’odore è così potente che ti danno un mazzetto di menta da sniffare come se stessi cercando di superare un test antidroga con stile.
E poi i bambini molesti di MOULAY IDRISS, pronti a “scortarti gentilmente” a destinazione… ovviamente sotto compenso.
Insomma, pensavamo già di averle viste tutte.
Illusi.
Perchè alla fine sono arrivate loro. LE SCIMMIE. Le vere padrone della foresta dei Cedri di Azrou.
Esseri apparentemente teneri, un po’ Disney un po’ demoni del caos.
Le bertucce (nome scientifico: Macaca sylvanus, ma tra di noi è diventato Macaca maleficus) ci hanno messo esattamente zero minuti a capire che eravamo due ingenui turisti con scritto “FACILI DA FREGARE” in fronte e lo sguardo fiducioso di chi ancora crede che gli animali carini non tramino nell’ombra.
Io, già in paranoia:
“Andrea, non voglio che mi rubino gli occhiali da vista! Se li perdo, sono cieca come una talpa su una pista nera!”
Per qualche motivo ero convinta che per loro i miei occhiali rappresentassero il tessssoro, tipo l’anello per Gollum ma in versione ottica.
All’inizio, tutto tranquillo. Le scimmie non si mostrano aggressive, interagiscono con noi in modo buffo: ti tirano i pantaloni come bambini che vogliono il gelato, ti guardano negli occhi con aria innocente…
Ed è lì che ci siamo fatti fregare.
Un venditore ambulante (uno dei 183 nel parcheggio) ci propone una busta piena di frutta e noccioline per “nutrire le simpatiche creature”. E noi, cuori teneri e cervelli spenti: COMPRIAMO.
Tempo di aprirla? Mai!
Andrea tenta di sciogliere il nodo con la pazienza di un chirurgo in sala operatoria.
Una scimmia lo osserva, studia, si avvicina… ZAC!
Con la destrezza di un ninja, gli frega la busta dalle mani.
“GRAZIE BRO , CI PENSO IO !”
E la apre. In tre secondi netti.
Fine della frutta. Fine delle noccioline. Fine del sogno. E io che volevo almeno dare UN’arachide, UNA, a una scimmietta simpatica. Nada. Solo la frustrazione e un sacco di risate.
Però oh: ALMENO GLI OCCHIALI SONO SALVI!
EDIT : Ok , il finale non è stato proprio così triste e drammatico ma un minimo di pathos da soap opera locale ci stava eccome. Per fortuna, un ambulate impietositosi ha deciso di regalarmi qualche nocciolina che Andrea — coraggioso come un leone, ma con i riflessi di un bradipo — non è riuscito a proteggere.
E anche io finalmente ho potuto avere il mio momento di gloria con le scimmiette di Azrou!
NOTA DI SERVIZIO (che mamma approverebbe):
Le scimmie sono animali selvatici. Carine sì, fotogeniche pure, ma non fatevi ingannare dagli occhioni dolci:un morso o un graffio = PROFILASSI ANTIRABBICA da incubo.
Noi l’abbiamo scampata, ma solo per fortuna. Dopo ho visto video online di turisti nel sud-est asiatico inseguiti da scimmie pazze… e capisci che basta poco per trasformare un momento tenero in “Vacanze col virus”.
CONCLUSIONE? È stata una delle esperienze più divertenti di quel viaggio. Ma oggi, forse, mi terrei a un paio di metri e offrirei la frutta da lontano. Con una fionda . O con il drone.
SE TI E' PIACIUTA LA MIA AVVENTURA LASCIA UNA STELLINA ⬇️😉
Aggiungi commento
Commenti